Seminario formativo per educatori, pedagogisti, docenti
progettare e realizzare interventi educativi con la
Metodologia Educativa Territoriale di Inclusione Sociale.
Il corso intende perfezionare la formazione di quanti sono impegnati o intendono impegnarsi in progetti educativi finalizzati a promuovere la piena partecipazione dei giovani ai processi di apprendimento nella scuola e fuori, per diventare cittadini attivi.
Il corso si svolge secondo le metodologie formative dei maestri di strada che prevedono la partecipazione a gruppi di pensiero: attività di riflessione sulle pratiche educative.
1. Teatri
Teatri – Da molto tempo il teatro inteso come spazio traslato per esprimere l’umano è entrato nelle nostre riflessioni come elemento fondante di una pedagogia ‘itinerante’. Le scuole e le classi sono luoghi complessi in cui convergono a strati e da molte direzioni desideri e sogni dell’umanità che ci vive, tra gli altri il bisogno di rappresentarsi e di sperimentare ruoli. Nella vita di una classe posiamo individuare copioni già scritti, canovacci da riempire, nuove trame da elaborare. Quando riusciamo a guardare in distanza il confuso agitarsi dei tanti inconsapevoli attori ci accorgiamo che molti stanno recitando un copione stantio, ripetizione compulsiva di parti di cui si è perso il significato.
Prendere coscienza della propria parte e della commedia che si sta recitando coincide con la creazione di uno ‘spazio di pensiero’ e di parola in cui è possibile uscire dal circolo vizioso degli agiti. Prenderemo le mosse da alcune letture – elaborazione di scene di vita vissute nel nostro lavoro – che ci aiutano a capire come sia possibile trovare un senso ad eventi altrimenti impensabili. Insieme a questo, esperti di teatro ci aiutano a distanziarci dalle parti stereotipate per sperimentare nuove invenzioni sceniche. Sperimentare se stessi in nuovi ruoli è necessario per poter aiutare i nostri giovani allievi a fare altrettanto.
2. Didattica attiva
Didattica attiva – Uso volutamente il termine didattica piuttosto che pedagogia perché nell’esperienza ormai vasta che abbiamo della vita di classe constatiamo che non solo non sono noti ed applicati i principi di una pedagogia attiva ed inclusiva, ma che le stesse tecniche didattiche non sono oggetto di riflessione e di scelta consapevole. La didattica attiva distribuisce le posizioni di attivo e passivo tra docente e allievo: il modello prevalente è di un insegnante attivo che emette messaggi, propone contenuti e uno studente passivo che ascolta, legge, ingoia; il modello attivo prevede che il docente faccia molto lavoro passivo: ascolto e osservazione degli allievi e delle loro competenze specifiche e trasversali e successivamente non un lavoro di trasmissione, ma un lavoro creativo per progettare un percorso, dare un senso. La didattica itinerante presuppone un vagabondaggio tra le occasioni formative le più diverse, le più informali e fuori dalle righe per trovare appigli, possibili nuclei di senso da sviluppare insieme agli allievi. La didattica itinerante presuppone l’esistenza di ‘guide indigene’ che aiutano a trovare strade e risorse. La partecipazione di ‘maestri di strada’ (esperti di una disciplina o educatori) al lavoro in classe, dove ha funzionato ha avuto il ruolo di innescare un processo di didattica attiva. Su come questo sia accaduto, su quali siano i dispositivi che aiutano lo sviluppo di una didattica attiva vogliamo discutere in questa sessione.
3. Narrazioni educative
Narrazioni educative – la narrazione è uno dei pilastri del nostro lavoro educativo. Raccontare non semplice cronaca, espressività o sentimentalismo, ma è una attività creativa che istituisce il sé consapevole. Per noi narrare coincide con la faticosa ricerca di senso, avere un luogo in cui si depositano le cose che viviamo più intensamente, il modo di far errare la mente tra tanti accadimenti finché non riusciamo ad afferrare quello o quelli che sono entrati o entreranno a fare parte del nostro io, del nostro modo di raccontarci. I nostri gruppi di pensiero costruiscono una narrazione di noi stessi, una epica su misura costellata di episodi e battaglie che non hanno senso se non nella distanza, nel filo che riusciamo a stabilire tra gli accadimenti di ieri e quelli di oggi. In questa narrazione ci sono reperti, monumenti, documenti, imprese che chiedono di essere collocati. La collocazione, catalogazione, classificazione dei reperti è essenziale a costruire una buona narrazione. In questa sessione vogliamo quindi discutere di come costruiamo la nostra storia e soprattutto quella dei giovani che accompagniamo nel percorso di crescita. “oggetti pedagogici” molto controversi come il portfolio o la valutazione potrebbero avere un ruolo ed un significato nel costruire una storia di crescita?
4. Ricerca e cambiamento di sé
Ricerca e cambiamento di sé – La ricerca azione è stata spesso banalmente intesa come esistenza di un processo di adattamento cognitivo che consente di comprendere nuovi fenomeni. In realtà la ricerca azione è la macchina che produce complessità perché non separa il ricercatore dall’oggetto della ricerca, e postula un continuo cambiamento di sé in relazioni ai cambiamenti del campo. Ricercare significa innanzi tutto occuparsi del nostro apprendimento e non solo di quello dei giovani di cui ci occupiamo. Per poter immettere nel nostro sistema di pensiero nuovi elementi è necessario prima cambiare noi stessi, cambiare il modo in cui vediamo e sentiamo esperienze che ad una prima visione ci sono apparsi estranei oppure ostili. Più volte nel corso della nostra attività abbiamo sperimentato che la prima reazione a eventi nuovi ed inaspettati è stato il rifiuto, e solo dopo un faticoso e lento cambiamento si è aperta una nuova comprensione della realtà. In questa sessione vogliamo discutere di quali cambiamenti abbiamo vissuto e di come questo potrebbe portarci a progettare innovazioni e cambiamenti nei progetti che realizziamo.
5. Gruppi di pensiero
L’educazione è un’impresa complessa che coinvolge la psiche, la mente, le relazioni, l’organizzazione del lavoro, le condizioni materiali in cui si svolge, l’ambiente sociale in cui si opera e per questo anche figure professionali diverse, che adottano punti di vista e metodologie diverse. Un buon lavoro educativo dovrebbe integrare tra loro diverse figure di professionisti e non e dovrebbe tener conto di diversi punti di vista. Le zone di frizione, di sovrapposizione, di conflitto sono innumerevoli ed è indispensabile imparare a governare una situazione altrimenti caotica. I gruppi di pensiero sono il luogo in cui fermando l’azione e la necessità di agire, si riflette sulle pratiche educative e sul modo in cui ciascuno è coinvolto e vive le difficoltà del campo. Dedicheremo una sessione a discutere questo aspetto, ma soprattutto tutti i lavori del seminario seguiranno questa logica. Nel corso di questa sessione e delle precedenti in particolare prenderemo in esame i progetti in corso di realizzazione per verificare come e dove sono stati realizzati gruppi di pensiero e quali risultati hanno ottenuto
6. Organizzazione e logistica
Per arrivare a Lungro ci sono bus di linea in partenza da Roma e da Napoli, con arrivo a 10 km dalla sede del seminario. Chi giungesse con questo mezzo deve avvisare per essere prelevato alla stazione di arrivo. In alternativa si può arrivare in treno a Cosenza o in Aereo a Lamezia. In questo caso dobbiamo concordare preventivamente se ci è possibile venirvi a prelevare, oppure organizziamo navette a pagamento.